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Parrucchieri ed estetiste in rivolta: «Stiamo morendo, aderiremo a #ioapro»

Parrucchieri, barbieri ed estetiste sono fra i lavoratori più colpiti dall’emergenza sanitaria; migliaia di esercizi commerciali in tutta Italia hanno risentito delle decisioni del Governo Conte e – adesso – del Governo Draghi. Purtroppo i dati sono ancora critici, ma a questi si aggiunge l’angoscia giornaliera di chi vede vani i propri sforzi. Parrucchieri ed estetiste sono al limite e ponderano l’idea di aderire all’iniziativa #ioapro che prevede la riapertura autonoma delle attività commerciali, anche senza il consenso del Governo.

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Parrucchieri ed estetiste in rivolta

parrucchieri-estetiste-covid
@lastampa.it

Cristina Elena Buzzi è la titolare del centro estetico La Fenice di Alessandria; lei – come molte sue colleghe – è sfinita dalle regole del Governo e dei vari dpcm ai danni della sua attività. Ecco le sue dichiarazioni:

Sono stanca di assistere all’agonia del mio locale. Come me, migliaia di colleghi che da mesi sono costretti a rimanere chiusi. Ristoranti, pizzerie, centri estetici e parrucchieri devono riaprire subito e senza incomprensibili limitazioni, altrimenti rischiano di non riaprire mai più. Ho sempre rispettato i protocolli di sicurezza compatibilmente con lo svolgimento della mia attività, ma davvero credono che siamo stati noi, insieme alle altre attività commerciali che forniscono servizi alla persona, la causa dei focolai in Italia? Non è credibile.

L’estetista ha poi aggiunto:

Con quali soldi? I ristori sono un contentino e chissà quando arriveranno, ma comunque insufficienti a compensare le nostre perdite e spese certe. Il governo deve capire che in molti rischiamo la chiusura definitiva. A questo io non ci voglio arrivare.

A unirsi al coro di Cristina Elena Buzzi, oltre a tante altre estetiste e parrucchieri, ci sono anche Francesca Tamerlano e Angela Torquato – due lavoratrici nel settore beauty che hanno incontrato anche l’Assessore Comunale al Commercio, Mattia Roggero – ecco le loro dichiarazioni:

Non ci interessa altro se non farci riconoscere l’essenzialità del servizio alla persona. Ci siamo visti fra noi imprenditori e dipendenti per definire una linea comune ed è questa: non ci interessa aprire con un’azione di forza, ma fare tutto nella legalità. Roggero ci ha ascoltato, si è fatto carico della questione. Esattamente come Vittoria Poggio. Ci ha promesso di parlare di noi alla riunione che ci sarà a Roma. Ne va della salute dell’economia e anche fisica. Un centro estetico non può avere lo stesso codice Ateco di un centro massaggi. Noi siamo essenziali, come lo è un salone da parrucchiere, una palestra.

Se la riunione a Roma non andrà come parrucchieri ed estetiste sperano, rimarrà solamente un’unica cosa da fare: aderire all’iniziativa #ioapro e alzare la saracinesca della propria attività anche senza il consenso della classe politica vigente. Come andrà a finire?

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