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“C’è anche lui”. Giorgio Armani, cosa è successo due mesi dopo la morte

Un momento di grande emozione ha attraversato Milano il 2 novembre, quando al Cimitero Monumentale si è svolta la tradizionale cerimonia di iscrizione dei nuovi nomi nel Famedio, il tempio dedicato alla memoria dei cittadini che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della città. Quattordici nuove lapidi sono state scoperte davanti ai familiari dei protagonisti e alle autorità civiche, tra cui il sindaco Giuseppe Sala, la presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi e l’assessore ai Servizi Civici Gaia Romani. In quell’atmosfera solenne, la città ha voluto rendere omaggio a chi, con il proprio talento e la propria dedizione, ha contribuito a rendere Milano una capitale mondiale della cultura, dell’arte e dell’innovazione.

Tra i nuovi nomi incisi sulle pareti del Famedio spicca quello di Giorgio Armani, scomparso il 4 settembre scorso a 91 anni. Lo stilista, simbolo del Made in Italy e dell’eleganza senza tempo, era profondamente legato a Milano, dove aveva costruito il suo impero e dove sorge ancora oggi il quartier generale della sua Maison. L’inclusione di Armani nel Famedio rappresenta un riconoscimento che va oltre la moda: è il tributo della città a un uomo che ha incarnato la sobrietà, la raffinatezza e la creatività milanese, proiettando il nome dell’Italia nel mondo.

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Giorgio Armani, l’omaggio della città di Milano

Il sindaco Sala, nel suo discorso, ha ricordato che «tutti i personaggi i cui nomi sono stati iscritti al Famedio hanno lasciato un segno indelebile del loro passaggio, attraverso il loro lavoro, il loro operato, il loro impegno». E in effetti, scorrendo la lista dei nuovi iscritti, si ritrova un mosaico di eccellenze provenienti dai mondi più diversi: la cultura, l’arte, la moda, la fotografia, la letteratura e l’imprenditoria.

Sono state ricordate figure come le attrici Nicoletta Ramorino e Adriana Asti, l’artista Fausta Squatriti, lo scultore Arnaldo Pomodoro – amatissimo a livello internazionale – e il fotografo Oliviero Toscani, celebre per le sue campagne provocatorie e di grande impatto sociale. Accanto a loro, altri nomi che hanno dato lustro alla città: Gianni Berengo Gardin, Giuseppina Antognini, Zita Mosca Baldessari, Cesare Cavalleri, Augusto Tognasso, Ernesto Pellegrini e Paolo Pillitteri. Persone che, ognuna a modo suo, hanno rappresentato modelli di passione, dedizione e impegno, divenendo punti di riferimento per le generazioni future.

Nel mondo della moda, oltre ad Armani, è stata inserita anche Rosita Missoni, scomparsa a gennaio, pioniera del colore e dello stile italiano nel tessile. Due figure che hanno saputo trasformare il gusto e l’identità del Made in Italy, portando nel Famedio il valore simbolico della creatività e dell’imprenditorialità milanese. Giorgio Armani, tuttavia, non riposa al Monumentale: la sua tomba si trova a Rivalta di Gazzola, in provincia di Piacenza, accanto ai genitori e al fratello Sergio, nella cappella di famiglia. Al Monumentale resterà la lapide che lo ricorda, segno indelebile del suo legame con la città che lo ha visto crescere professionalmente e artisticamente.

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Il Famedio, il cui nome deriva dal latino famae aedes, ovvero “tempio della fama”, accoglie le personalità che hanno contribuito in modo significativo alla storia e alla reputazione di Milano. Le regole che ne disciplinano le iscrizioni risalgono al 1884 e, pur avendo subito modifiche nel 1904, conservano criteri rigorosi di selezione. Non è necessario essere sepolti nel Monumentale per essere accolti al Famedio – come dimostrano i casi di Verdi e Mazzini – ma è indispensabile aver rappresentato un’eccellenza nel proprio campo.

Come si legge sul sito ufficiale, le categorie previste sono tre: “gli illustri per meriti letterari, artistici, scientifici o atti insigni; i benemeriti che per virtù proprie hanno recato benefici e fama alla città; i distinti nella storia patria che hanno contribuito all’evoluzione nazionale”. È in queste parole che si ritrova il senso profondo della cerimonia: il desiderio di Milano di ricordare, ogni anno, coloro che con la loro opera hanno scritto una pagina di bellezza, cultura e umanità nella storia della città e del Paese.

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