L’annuncio è arrivato in una mattina qualunque, una di quelle che scorrono senza rumore, fino a quando una notizia imprevista non ne cambia il ritmo. La scomparsa di Joan Templeman, 80 anni, ha scosso la famiglia del celebre imprenditore britannico Richard Branson e ha immediatamente varcato i confini privati per diventare un caso internazionale, generando cordoglio e incredulità. Lui, oggi 75enne, simbolo di un capitalismo visionario e avventuroso, ha scelto parole semplici e dirette per raccontare il proprio dolore, mostrandosi per una volta lontano dalla patina glamour che lo accompagna da sempre. Su social e sito della Virgin ha scritto di avere “il cuore spezzato”, lasciando intravedere una fragilità che raramente affiora nelle sue apparizioni pubbliche.
Branson, nel messaggio diffuso online, non si è limitato a confermare il lutto familiare: ha composto un ritratto affettuoso, quasi intimo, della donna che gli è rimasta accanto per oltre mezzo secolo. Ha aperto il racconto con il ricordo vivido del primo incontro, quando Joan lavorava in un negozio d’antiquariato e lui, allora un giovane imprenditore in piena ascesa, rimase colpito da quella figura calma e radicata. “Un colpo di fulmine”, ha scritto, raccontando come quella “donna scozzese con piedi per terra non sarebbe mai rimasta impressionata dalle mie buffonate abituali”. In queste parole si riflette l’essenza di una coppia costruita sulla complementarità: lo spirito ribelle e teatrale di lui, la concretezza sobria e rassicurante di lei.

Lutto gravissimo per il famoso: morta la moglie
Gli anni successivi furono quelli della convivenza, delle scelte condivise lontano dai clamori, mentre Branson iniziava a costruire ciò che poi sarebbe diventato l’impero Virgin. La compagnia aerea Virgin Atlantic, l’ambiziosa sfida del turismo spaziale con Virgin Galactic, e persino Virgin Orbit, nata per trasportare satelliti in orbita: un universo di imprese spericolate, nel quale Joan rappresentava il porto sicuro. Nel 1989 arrivò il matrimonio, una formalizzazione di un legame già solido, vissuto senza ostentazioni, ma con quella continuità che raramente accompagna le esistenze dei personaggi pubblici.

Con il passare del tempo, la famiglia divenne il vero baricentro della vita dell’imprenditore britannico. I due figli e i cinque nipoti non furono solo un capitolo parallelo all’attività professionale, ma il cuore emotivo del suo mondo. È a nome di tutti loro che Branson oggi saluta la moglie definendola “la compagna, l’amica, la madre e la nonna più meravigliosa che avremmo mai potuto desiderare”. Una frase che suona come una dichiarazione collettiva, un riconoscimento di quanto Joan Templeman abbia rappresentato per l’intero nucleo familiare, diventando una presenza stabile in mezzo a una vita costellata di viaggi, esperimenti e avventure imprenditoriali.


Nella parte conclusiva del suo messaggio, l’imprenditore abbandona qualsiasi riferimento al successo e ai traguardi raggiunti. Rimane solo l’uomo che affronta un’assenza insostenibile, il marito che perde la propria compagna di vita, quella figura che aveva attraversato con lui una lunga storia d’amore nata per caso in un piccolo negozio e poi diventata un pilastro in un’esistenza straordinaria. È qui, in questa apertura emotiva, che emerge il contrasto più forte: lo stesso uomo che ha sfidato il cielo con i voli spaziali, ora si ritrova disarmato davanti a una perdita che nessun progetto pionieristico può alleviare.
Ed è proprio in questo contrasto che la vicenda assume un significato più ampio. La morte di Joan Templeman non è soltanto un passaggio biografico nella vita di uno degli imprenditori più eccentrici al mondo: diventa una chiave di lettura che permette di intravedere l’umanità dietro il logo rosso della Virgin. Ricorda che, al di là dei record, delle fortune accumulate e delle imprese spaziali, restano gli affetti a definire davvero un’esistenza. E che anche chi sembra vivere sospeso tra mito e leggenda, alla fine, è legato a quelle stesse emozioni universali che accompagnano la vita di tutti.