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Lifestyle

“Quando sono arrivati i soccorritori…”. Ornella Vanoni trovata così dall’equipe del 118

Una sera qualunque, segnata solo dal fruscio della città e dalla routine che accompagna ogni fine giornata, si è trasformata improvvisamente in un momento sospeso, quasi irreale. La notizia è rimbalzata prima sottovoce, poi come un’ondata che ha travolto tutto: qualcosa di enorme, definitivo, inaspettato era accaduto. Nella quiete di un appartamento milanese il silenzio si è fatto improvvisamente pesante, mentre l’Italia intera restava immobile, incapace di comprendere come una presenza così luminosa potesse spegnersi d’un tratto. Era come se un pezzo di storia, fragile ma indistruttibile, fosse stato strappato via all’improvviso.

Per immaginare il panorama musicale italiano senza il timbro inconfondibile di Ornella Vanoni serve uno sforzo quasi doloroso. Per oltre settant’anni la sua voce ha attraversato le vite di generazioni diverse, accompagnando ricordi, desideri, amori impossibili e momenti che ognuno custodisce dentro di sé. Ma la leggenda artistica non è mai riuscita a oscurare la donna reale: schietta, imprevedibile, capace di denudare le proprie emozioni davanti agli altri con una sincerità che lasciava spiazzati. In ogni apparizione televisiva, negli ultimi anni in particolare, era come se avesse scelto di raccontare ciò che molti preferiscono nascondere, trasformando la fragilità in un abbraccio collettivo.

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Addio a Ornella Vanoni

La notizia della sua morte è arrivata nella tarda serata di venerdì 21 novembre 2025, fredda e improvvisa come solo alcune verità sanno essere. Nella sua casa di Milano, a 91 anni, Ornella è stata colpita da un malore devastante. La chiamata al 118 è partita pochi minuti dopo, la corsa dei soccorritori è stata immediata, ma tutto si era già compiuto. L’equipe, arrivata sul posto, ha trovato l’artista priva di vita; ogni tentativo di rianimarla si è rivelato inutile. L’arresto cardiocircolatorio è stato fulminante, decretando la fine di una vita che aveva attraversato epoche, rivoluzioni musicali, amori celebri e cadute da cui era sempre riuscita a rialzarsi.

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Nelle sue ultime apparizioni pubbliche, come quella a “Verissimo”, Vanoni aveva scelto di non mascherare più la consapevolezza del tempo. “La morte per me è vicina… Ho praticamente 91 anni”, aveva detto con una dolcezza disarmante, lasciando intravedere una lucidità che non faceva sconti a nessuno, nemmeno a se stessa. E con una confidenza che raramente concede un personaggio pubblico, aveva ammesso che a volte le mancava una carezza, quel gesto minimo, quasi banale, che però nella vecchiaia può diventare un rifugio prezioso e sempre più raro.

La sincerità con cui affrontava anche i temi più scomodi era uno dei tratti che l’avevano resa così amata negli ultimi anni. Parlava della sua fragilità senza veli, ricordando i momenti bui, la lotta quotidiana con l’ansia e la depressione, condizioni che aveva scelto di non nascondere. “L’ansia non fa dormire e quando non dormi diventi depressa”, spiegava, trasformando l’esperienza personale in un atto di solidarietà verso chi affronta gli stessi abissi. La sua voce, ferma ma attraversata da una vita di emozioni, dava corpo a pensieri che molti non riescono a pronunciare.

Le sue parole, spesso dette con la calma di chi non deve più dimostrare nulla, arrivavano dirette: “La persona depressa è vuota… si crea una barriera che non permette di comunicare”. Era questo suo modo di smontare il tabù del dolore emotivo che aveva conquistato ancora una volta il pubblico, forse in modo diverso rispetto agli anni di “Senza fine” o “L’appuntamento”, ma altrettanto profondo. Parlava anche del percorso terapeutico, senza alcun imbarazzo, di un lavoro lungo, sostenuto con l’aiuto dello psichiatra, dei farmaci che l’avevano aiutata a non spegnersi. “L’unica cosa che può salvarti quando si ha questo problema sono gli antidepressivi… che prendo ancora”, confessava. E quando aveva accennato alla voglia di lasciarsi andare, era stato il medico a fermarla: “Non ci pensi neanche, lei è un soggetto borderline”.

Oggi, alla sua scomparsa, resta un’eredità che va ben oltre i palchi e i dischi. Vanoni lascia una testimonianza rara di coraggio, quella di una donna che non ha temuto di mostrarsi per com’era davvero, senza filtri, senza artifici. I suoi brani rimarranno, così come la sua voce, ma ciò che resta più forte è la lezione che ha regalato negli ultimi anni: che la vulnerabilità, quando condivisa, può diventare una forma di forza; che i dolori raccontati possono farsi ponte verso gli altri; che la fragilità, riconosciuta e accettata, può trasformarsi nella più grande eredità di tutte.

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