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Imperia: una ragazza discriminata sul lavoro per il colore dei capelli

Questa è la storia di Greta: una ragazza di Imperia che è stata discriminata sul posto di lavoro a causa del colore dei suoi capelli. Ma cosa è successo?

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Imperia: ragazza discriminata per il colore dei suoi capelli

Si chiama Greta Viola e viene da Imperia: la ragazza ha 21 anni e ha vissuto un’esperienza davvero amara sul posto di lavoro. Ciò che le è avvenuto ci fa capire che i pregiudizi sull’aspetto esteriore rischiano di invalidare l’assunzione dei più giovani; ecco il suo racconto all’ImperiaPost:

Nei mesi scorsi ho svolto un periodo di prova come apprendista presso un’azienda della provincia di Imperia, al termine del quale non sono stata assunta. Essendo un periodo di prova l’azienda non era tenuta a spiegare le motivazioni di questa decisione, ma non è questo il punto del mio discorso. A prescindere dai motivi per cui non sono stata assunta, mi preme raccontare cosa è accaduto durante quel periodo di prova, perché mi ha molto toccato.

E ancora:

Durante quel lasso di tempo, circa un mese e mezzo, sono stata convocata due volte dall’azienda al termine del mio turno, e in entrambi i casi mi è stato contestato il colore dei miei capelli. Il loro colore naturale, infatti, sarebbe il castano, ma, dopo il colloquio, li ho tinti di rosso. Una scelta che non è piaciuta all’azienda, nonostante sul regolamento, che ho letto attentamente, non fosse presente nessun limite in questo senso, tanto che mi è stato chiesto di scurirli.

Poi la ragazza aggiunge:

Sebbene fossi un po’ titubante, poiché ritenevo che la questione toccasse la mia sfera privata, ho deciso di scurirli per venire incontro alle richieste dell’azienda, dato che tenevo molto a questa possibilità. Ciò non è bastato e, alla seconda convocazione, mi è stato detto che non rientravo nei canoni estetici dell’azienda. Io, nonostante tutto, ho continuato a lavorare con professionalità e impegno, fino alla fine del periodo di prova. Con grande amarezza mi è stato poi comunicato che non mi avrebbero tenuto. Per me questo lavoro era importantissimo perché, come tanti della mia età, ne ho bisogno per iniziare ad essere indipendente, andare a vivere da sola e cominciare a costruirmi la mia vita.

Infine, Greta, la ragazza di Imperia, dice:

Ci tengo a precisare che non voglio accusare nessuno, perché non posso dire con certezza di essere stata lasciata a casa per questo motivo. Le persone dell’azienda con cui ho parlato non erano i vertici della stessa, seguivano solo le direttive e hanno provato ad aiutarmi in ogni modo possibile, specialmente considerando il fatto che facevo bene il mio lavoro, come più volte mi è stato detto. A prescindere dal motivo per cui non mi hanno assunta, trovo inopportuno che a un lavoratore possa essere richiesto un colore di capelli, in quanto si tratta di un aspetto che va a invadere la sfera privata di una persona e che certamente non ne pregiudica la professionalità o la produttività.

E così conclude:

Ho voluto raccontare questa vicenda anche perché siamo in un periodo in cui i giovani vengono accusati di non voler lavorare, mentre questa storia dimostra il contrario. Vorremmo solo poter entrare nel mondo del lavoro e avere la nostra possibilità, senza discriminazioni, grandi o piccole che siano.

Episodi del genere sono da condannare o ha ragione l’azienda a non voler assumere una ragazza solamente perché il suo colore di capelli non rientra nei canoni estetici dalla stessa ritenuti idonei?

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